Vino e Ischia: una storia d’amore millenaria

Quali sono i Vini d'Ischia: guida su bianchi e rossi

La più grande delle isole flegree è stata tra le prime, nel 1966, ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata per i suoi vitigni autoctoni Forastera, Biancolella e Per ‘e Palummo. Ecco una breve guida dei vini d’Ischia

Ischia e il vino vantano un legame antico e, nonostante il trascorrere dei secoli, la nostra ridente isola continua a produrre con passione e tecniche immutate, con pochi mezzi meccanici e tramandando il “saper fare” di generazione in generazione. Il risultato si esprime vini d’Ischia bianchi e rossi eleganti e identitari che ammaliano i wine lover italiani e internazionali.

Storia della viticoltura a Ischia

Già nel 700 a.C. Ischia veniva definita “Aenaria” ossia “terra di viti e di vini” e sembra che furono i Greci a introdurre la coltivazione della vite intorno all’VIII secolo a.C. poi proseguita dai Romani. Proprio all’VIII secolo a.C. risale la Coppa di Nestore, un reperto archeologico rinvenuto nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, la località dove è situata l’azienda Tommasone. Sulla superficie della coppa è incisa una frase emblematica della storicità del vino di ischia:

«Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona».

La zona di produzione dei vini dell’isola d’Ischia corrisponde ai suoi confini geografici e si caratterizza per terreni collinari e vulcanici ben drenati che conferiscono ai vini eleganti note minerali, miste a sentori tipici della machia mediterranea.

Ma se le viti e le uve beneficiano di un substrato fertile e di un clima favorevole (in estate le brezze marine attenuano la calura proteggendo i grappoli), la conformazione dei terreni non è molto agevole e non rende semplice il lavoro dei vignaioli ischitani.

Si parla giustamente di viticoltura eroica a Ischia in quanto i vigneti insistono, per la maggior parte, su superfici rocciose terrazzatte oppure scoscese, delimitate dai tipici muretti in tufo verde chiamati “parracine”: lavorare in vigna in queste condizioni vuol dire eseguire la maggior parte del lavoro a mano, spesso arrampicandosi e senza l’ausilio di mezzi meccanici, se non in parte.

Vini d’Ischia: i 3 vitigni autoctoni e il riconoscimento della DOC

Tutti gli sforzi, tuttavia, vengono ampiamnete ripagati: i vini d’Ischia sono ricchi di personalità, piacevoli e intriganti al punto che nel 1966 sono stati tra i primi ad ottenere la denominazione Ischia DOC che comprende 5 tipologie:

  1. “Ischia” bianco, anche superiore e spumante
  2. “Ischia” rosso
  3. “Ischia” Forastera
  4. “Ischia” Biancolella
  5. “Ischia” Pedorosso o Per’ e Palummo anche passito

Ischia Biancolella DOC: iconico vino d’Ischia

Quando si parla di vini ischitani vengono in mente i bianchi tra cui il Biancolella, ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono che a Ischia ha trovato un habitat eletto. Il bianco ischitano è un vino che trasmette positività e freschezza grazie al colore giallo paglierino e all’affascinante bouquet di agrumi, frutta a polpa bianca ed erbe aromatiche. Abbiniamolo ad antipasti di terra o di mare, a formaggi poco strutturati, a frutti di mare e crostacei o semplicemente degustiamolo come aperitivo.

Tra le referenze di Cantine Tomamsone, l’uva Biancolella in purezza si trova nelle etichette “Biancolella” e “Tenuta dei Preti” mentre è assemblata con altre varietà in “Pithecusa BIanco“, “Terradei” e “Ischia Bianco Spumante“.

Ischia Forastera DOC: il socievole bianco ischitano

Altrettanto caratteristico è il vitigno Forastera, presente anche nel resto della Campania ma che a Ischia ha trovato un contesto perfetto per la sua valorizzazione organolettica. A bacca bianca, la Forastera è un’uva molto resistente alla filossera ma la sua coltivazione ha una resa incostante a seconda delle annate, motivo per il quale viene utilizzata soprattutto in assemblaggi più che in purezza. In quest’ultimo caso il vino risultante è morbido e profumato con aromi floreali e di frutta bianca; fresco e asciutto, si adatta perfettamente a piatti di pesce oppure come aperitivo. Cantine Tommasone utilizza quest’uva anche nelle etichette “Terradei” e “Ischia Bianco Spumante“.

Ischia Bianco DOC: piacevolezza isolana

La Forastera è una delle componenti dell’Ischia Bianco DOC (a base di Biancolella 30-55% e Forastera 45-70%). Da disciplinare, possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%. L’Ischia Bianco Doc è un vino di Ischia dal buon corpo, fresco con piacevoli note minerali miste a frutta e fiori.

Quali sono i Vini d'Ischia: guida su bianchi e rossi

Foto © Cantine Tommasone.

Ischia Forastera e Piedirosso: uve d’Ischia

Anche i vini rossi di Ischia rivelano pienamente la felice esuberanza della località partenopea: dominati dai vitigni Guarnaccia e Piedirosso (detto anche Per’e Palummo), vengono generalmente integrati da altre uve. Ricchi e complessi, i rossi ischitani hanno di solito buoni tannini, una certa gradazione alcolica e si accompagnano tanto a sughi e piatti di carne e selvaggina quanto a ricette di pesce più strutturate. Tra le nostre etichette di rossi ci sono L'”Ischia Per’ ‘e Palummo” (Piedirosso in purezza), “Tenuta Monte Zunta” (85% Piedirosso e 15% Cabernet), “Pithecusa Rosso” (40% Piedirosso e 60% Aglianico), e il “Pignanera” (50% Aglianico 30% Montepulciano e 20% Guarnaccia)

Ischia Rosso DOC: un blend ischitano

Costituito da Guarnaccia (dal 40 al 50%) e Piedirosso (dal 40 al 50%), nell’Ischia Rosso si possono inserire anche altre uve a bacca rossa ma non aromatiche suscettibili di essere coltivate in provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.